IMPORTANTE: NOCTURNAL POISONING WEBZINE CERCA REDATTORI!
Se hai ampie conoscenze sul Black Metal, segui la scena frequentemente, ti piace scrivere e puoi darci la tua disponibilità, contattaci al seguente indirizzo: nocturnalpoisoningzine@gmail.com

Inoltre, finchè non avremo un numero di redattori sufficiente per poter aggiornare la nostra Webzine ogni giorno, la pubblicazione di nuove recensioni sarà discontinua.

- Lo Staff di Nocturnal Poisoning.

mercoledì 10 ottobre 2012

Misere Nobis - "Fade Away Gradually, My Hope…"

Full-lenght, Pest Productions, 2012


Scrivere musica che sappia scavare fino alle tormentate profondità delle emozioni volutamente rimosse è complesso. Non è lo stesso di imbracciare la sei corde, impostare una distorsione oscena ed urlare liriche scevre da qualsiasi coinvolgimento sentimentale prima che cerebrale. Non è lo stesso di dilaniare l’udito ripetendo ossessivamente gli stessi tre o quattro accordi minori, chiamando tale operazione “creazione dell’atmosfera”. E non me ne voglia sua maestà Ildjarn, che con i suoi Landscape ha posto la prima pietra di una rivoluzione minimalista fin troppo osannata. Occorrono talento, esperienze, di quelle che deturpano la pelle, desiderio di incrociare lo sguardo con la figura allo specchio, scavata e dal volto deforme. Sarebbe sfuggire alle proprie responsabilità non confrontarsi con la paura della propria immagine.

Gli italianissimi Misere Nobis scelgono coscientemente di venire a patti con la mostruosità, l’estraneo in una routine quotidiana, omicida di pensieri, pubblicando il primo di, si prega, una lunga serie di gemme parzialmente celate dalle lunghe ombre della negatività. Optano per cinque canzoni, urla nella nebbia da causare tentennamenti anche ai maestri del genere,  a causa del torrente di sangue e dolore riversato nei solchi del disco. Mettiamo subito in rilievo un particolare: non si tratta del wall of sound tipico di uno Xasthur, oppure delle contorsioni di Leviathan o del malsano vapore sulfureo vomitato dagli strumenti di Striborg. Ci avviciniamo molto più all’interpretazione americana del sottogenere, a cui non sono nient’affatto aliene commistioni con il post-rock e lo shoegaze.

La preparazione strumentale è di primissima qualità: Torpor annichilisce piantato sul sellino della batteria, offrendo una prestazione superba; il basso di Dave pulsa poco distante dalle malinconiche linee di chitarra di Gris, il cui nome d’arte richiama con prepotenza il monicker dell’omonimo duo canadese, fautore di un depressive di eccelsa qualità. A porre l’ultimo ritocco al quadro sopraggiunge O Negative, dall’ugola straziata e straziante, la cui interpretazione non può non colpire con dardi avvelenati il cuore dell’ascoltatore. Sgraziato, sanguinolento, sofferente, il timbro del cantante combacia perfettamente con le trame quasi eteree dei suoi compagni di viaggio. Nonostante non vi sia nessuna tastiera alle spalle dei quattro musicisti, la componente melodica è assicurata dal tono pulito della chitarra: sovente infatti è impegnata in delicatissimi arpeggi, sui quali successivamente si basa l’incedere della sezione ritmica, il cui contributo comunque non offusca il lavoro armonico compiuto in precedenza, essendo inoltre quest’ultimo caratteristica portante dello stesso genere, estremamente ridotto nell’impatto emozionale se privo dell’aulente presenza della decadenza incarnata negli strumenti. In breve, non v’è introspezione senza un approccio differente al Black Metal. Esso non è più mera aggressività, assalto all’arma bianca di soldati privati delle più primordiali speranze. Diventa una lenta marea che ottunde ed obnubila, oscura la mente per schiavizzarla in una parallela dimensione in cui la quotidianità si tinge di nero, svelando il suo lato psicotico, schizofrenico, ed infine privo di senso. Un’agonia. Come dromomani, affetti da ossessiva pulsione viatoria, ci perdiamo nelle spire nefaste e mortifere del regno del silenzio, implorando una fine che tarda dannatamente ad arrivare. Se avete presente la gelida tenaglia che chiude lo stomaco mentre nelle cuffie scorre inesorabile "Goodbye Love… Welcome Heartache" degli Hanging Garden, sapete a cosa mi riferisco. Il plumbeo spaccato metropolitano, i vettori che vanno e vengono, le valigie abbandonate, corpi illusi e traditi. Le luci che calano e la certezza di non essere sano mentalmente, almeno non ora, non adesso.

Le sensazioni sono le stesse durante i cinquanta minuti di "Fade Away Graduall, My Hope...", un macigno sul petto, il respiro affannoso, il desiderio di una conoscenza che superi il livello garantito dalla misericordia delle religioni. Le bugie che hanno segnato una vita mai chiesta si disintegrano… ecco la notte! Hic Est Locus Ubi Mors Gaudet Succurrere Vitam.

Recensione a cura di: Thanatos
Voto: 80/100


Tracklist:

1.Imploro Meam Finem 09:09
2.Mors Omnia Solvit 07:38
3.Sopor Aeternus 11:40
4.Mea Mors 09:11
5.Regnat Silentium 14:44

http://www.facebook.com/miserenobisband?ref=ts&fref=ts
http://www.myspace.com/miserenobisband
http://soundcloud.com/misere-nobis