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giovedì 13 marzo 2014

Nott - “The Grave Age”

Full-lenght, Obscurus, 2013


Sono quasi commosso, sul serio, quando riceviamo qui in redazione dischi così interessanti e tutti italiani. Già, perché H. Archvile (conosciuto anche come Mortifero), non si accontenta di sfogare tutta la propria inesauribile creatività in un altro progetto nostrano che attualmente sta facendo importante il proprio nome, ovvero i grandi Nebrus, di cui abbiamo già molto parlato qui sulla nostra Webzine in passato, ma ha deciso di rimettersi a comporre come one-man band sotto il suo vecchio moniker Nott, lasciato in cantina a marcire e quindi a caricarsi di negatività dal 2004.

“The Grave Age”, primo Full-lenght del nostro compatriota bresciano, è il classico disco Black Metal lineare, che non ha punti deboli, un vero e proprio mattone sonoro di quasi quaranta minuti costituente le basi di una futura solida muraglia nera, pronta per essere costruita dall’artista. I suoni sono perfettamente putrescenti, così come l’eccellente cantato, che nei Nebrus non si era mai sentito perché lasciato interamente a Noctuaria (lei compare in questo lavoro eseguendo le backing vocals in “Deliver Us from God” e “Morningstar”) e quindi rimasto in ombra (non che con una cantante eccellente come Noctuaria servissero ulteriori voci, naturalmente): la voce di Archvile è cattiva, sincera nella sua malvagità, e per quanto riguarda il mood che essa ricrea, molte band dovrebbero secondo me prenderne esempio. Niente di elaborato, assolutamente, né di originale, ma, come ho già detto, il tutto suona molto sincero; l’ascoltatore capisce immediatamente che è la passione a smuovere la creatività del compositore, accompagnata da un odio profondo anti-religioso che si legge chiaramente in alcune delle lyrics dei nove pezzi qui presentati: anch’esse sono molto curate, classiche strofe sempre azzeccate riguardanti, come ho già spiegato, il disprezzo nei confronti del divino, paesaggi invernali oppure “parassiti” che giungono dal mare per portare morte e pestilenza… insomma, canonici testi Black Metal, anche se scritti decisamente bene. Per quanto riguarda le highlights da segnalarvi, pensate pure ad un numero da uno a nove e fate partire la rispettiva traccia: tutte sono di eguale intensità, garantendo quindi un ascolto del tutto omogeneo.

Concludo affermando che è chiaramente importante per il nostro paese ospitare ancora band del genere: significa quindi che non siamo da buttare, io lo sostengo sempre, e queste sporadiche sorprese ne sono la prova schiacciante. Spero quindi che Nott, i Nebrus o gli altri progetti che tengono in vita la scena attuale servano da esempio a tutte quelle giovani realtà in procinto di affermarsi. Ascoltate “The Grave Age” e prendete esempio di cosa l’Italia può ancora vantare nei nuovi anni ‘10.

Recensione a cura di: The Wolf Caged
Voto: 80/100


Tracklist:

01.Prophet of Self Destruction 04:55
02.Necrophorus 04:19
03.Sea of Ice 04:08
04.Deliver Us from God 04:03
05.Demonic Tyrant 02:15
06.The Grave Age 04:16
07.Septicaemic Plague 05:00
08.Morningstar 04:44
09.Skyburial 04:50

Durata 38:30

http://nottband.wix.com/black-metal