IMPORTANTE: NOCTURNAL POISONING WEBZINE CERCA REDATTORI!
Se hai ampie conoscenze sul Black Metal, segui la scena frequentemente, ti piace scrivere e puoi darci la tua disponibilità, contattaci al seguente indirizzo: nocturnalpoisoningzine@gmail.com

Inoltre, finchè non avremo un numero di redattori sufficiente per poter aggiornare la nostra Webzine ogni giorno, la pubblicazione di nuove recensioni sarà discontinua.

- Lo Staff di Nocturnal Poisoning.

lunedì 31 dicembre 2012

STN09 - "Industry Ov Kaos"

Full-lenght, Le Crepuscule Du Soil, 2012


Morire prima che le sinapsi abbiano il tempo di comunicare un messaggio compiuto. Eppure avere il tempo di gustare il proprio decadimento, vedere la pelle spaccarsi, le vene lentamente aprirsi per lasciar fluire fiumi di porpora, gli organi interni imputridire, mentre nell’anima una macchia informe ricopre le capacità di pensiero articolate. Le labbra secche, gli occhi una volta umidi incapaci di guardare null’altro che sagome confuse, ombre striscianti, silenzi impenetrabili. Il corpo, visto dalla comoda visuale dall’alto, esterna esperienza di pre-decesso, è paralizzato, legato ad un letto putrido, crogiolante grasso. Il viso è contorto in una smorfia allucinante, rappresentante la sofferenza tutta in una volta. I lineamenti sono riconoscibili, certo, tramite sforzo d’immaginazione. Eppure il nome sovviene con fatica. E’... sembra... potrebbe essere... eppure, no, non era malata esteriormente... la società occidentale. Rivelazione terribile, insopportabile. La sinistra non-musica concreta, ma dannatamente concreta, esplode dagli speakers.

I sei inni all’annichilimento composti nell’arco di sei anni dal musicista italiano padrone delle redini del progetto STN09 (riferimento al pianeta Saturno, risaputo simbolo di cambiamento), risuonano negli spazi tristemente vuoti della clinica dai pavimenti luridi, dalle pareti segnate da scritte vergate a sangue, da urla soffocate di spiriti rimasti intrappolati in una condizione di non-esistenza, da cadaveri dimenticati, ora polvere. Il boato di "In Saturn Void" comunica lo smarrimento, evoca inutili maledizioni scagliate contro le divinità, colpevoli d’aver collocato l’individuo in una novella isola di Poveglia. Venti minuti quasi, il tempo necessario ad amoreggiare, a voler bene, a pranzare assieme, oppure ad osservare stupiti un principio di dissoluzione. Il vuoto è tratteggiato con delicatezza, rigato da pallidi rimasugli di elettronica, somiglianti a schizofrenici aggeggi sommersi dalla polvere in una sala operatoria che ha perso la sua proverbiale sterilità. Le tastiere di "Tra Le Macerie" accompagnano il prosieguo del periplo, attraverso i resti dell’ospedale, alla ricerca di una logica sottesa, di un motivo per cui l’intero Occidente sia andato incontro ad un declino inarrestabile, talmente celere da uccidere anche la speranza maggiormente ancorata alla religione. La maestria del master-mind nell’abbinare funesti landspace sferraglianti, marziali ritmiche Industrial (Toroidh probabilmente è un’influenza) violentemente riverberate, architetture mutuate dagli svedesi Raison D’Etre (imprescindibile pietra di paragone non solo per questo lavoro, ma per qualsiasi produzione Dark Ambient degna di questo nome) imprime un andamento deciso all’episodio, preparando l’ascoltatore per la seguente discesa nell’inverno nucleare prima di "In This Cold Deep Chamber", poi di "L’Ultimo Inverno", gelide composizioni dominate da troneggianti inserti degli 88 tasti, incomprensibili frammenti di testo sospirati, catene trascinate, lugubri rintocchi metallici sullo sfondo. Saltuariamente l’artista decide di attingere modelli di riferimento dalla tradizionale concezione della musica (dando in tal modo natura duale al suo operato: esplorazione dei confini dell’espressione musicale e dialogo con la musica stessa), cogliendo l’attimo esatto in cui la tensione necessita di un momento di riposo, così da concedere l’apparizione di una melodia malinconica, timida, quasi negata nella sua essenza. La penultima "Shadow Over Europe" è lo specchio delle pregresse conoscenze dell’unico strumentista: centrata sul ripetersi di sample scheggiati da un’attitudine Noise mai negata, attacca l’orizzonte emotivo tramite una ben programmata linea di percussioni, la quale guida il crescendo solo apparente, essendo il motivo suonato dal sintetizzatore sempre lo stesso, nello spirito che rese celebre la composizione di Burzum, "Tomhet". Chiude l’interessante produzione la dinamica "Industry Ov Kaos", epitome della libertà delle strutture di STN09. Praticamente priva di uno sviluppo prevedibile, fonde iniezioni di epicità, trasmesse dalle onnipresenti tastiere, abissi imperscrutabili provenienti dai numi tutelari, Sunn O))) (comunque non massicciamente presenti nell’album come invece ci si potrebbe attendere), Harsh elettronica vista la posizione predominante delle strutture non distanti dal Funeral Doom ossessivo dell’australiano Elysian Blaze, sacerdote del ritualismo elevato al suo livello parossistico, qui incarnato dalle fondamenta oppressive, claustrofobiche fornite dagli accordi in background. Sporadiche incursioni dall’universo della Glith Music intersecano la costruzione pachidermica (considerati i diciannove minuti di runtime). Cercando un paragone con un nome Underground, ma assurto ad una popolarità non eludibile, si potrebbero avanzare similitudine con la negatività di Wear And Tear, coinvolto nella medesima ricerca delle miserie della post-modernità.

Pur non presentando ancora una prova in cui la maturità complessiva sia giunta al suo zenit, "Industry Ov Kaos" è comunque un’ora di materiale di livello notevole (quantunque dal promo ’06 di tempo ne sia passato, ed era lecito attendersi un’evoluzione ancor più marcata), atto a coinvolgere la mente degli appassionati del genere, al quale si rivolge, evidentemente. E’ infatti piuttosto arduo che un fruitore di altre correnti - a meno che non si tratti di competenti ascoltatori dal comportamento borderline, perennemente sospesi tra avanguardia, rumorismo e conservatorismo - possa trovare una ragione per immergersi in un vivido quadro delle contraddizioni dell’Occidente (ottant’anni dopo Splenger) scevro da un song-writing accostabile alla via di approccio all’artigianato musicale comunemente usata dall’esamble medio. Nonostante ciò, una promozione piena è fuori da qualsivoglia discussione.

Recensione a cura di: Thanatos
Voto: 70/100


Tracklist:

1.In Saturn Void 21:13
2.Tra Le Macerie 5:52
3.In This Cold, Deep Cell 5:54
4.L’Ultimo Inverno 10:12
5.Shadows Over Europe 4:57
6.Industry Ov Kaos 19:42

Durata 67:47

www.myspace.com/stn09
www.facebook.com/stn09band
gherardiluca@fastwebnet.it