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venerdì 1 novembre 2013

Lamia Culta - "Woman Scarred"

Full-lenght, Vox Inferi Press / Section XIII˙.˙COMA, 2013


Lamia: nella mitologia greca erano creature terrificanti, capaci di assumere sembianze attraenti per sedurre gli uomini e berne il sangue. Un’essenza malvagia sotto le spoglie di una forma elegante e sinuosa, quindi un nome molto azzeccato per questa one-man band femminile dall’Ucraina.


Si tratta di una cattiveria differente dal contesto in cui si colloca, non costruita con velocità e riff spezza-ossa (la batteria è quasi assente, sostituita da percussioni), ma che scaturisce dall’animo dell’artista sotto forma di litanie pregne di sentimento e da cui l’oscurità non esplode, ma defluisce in mille rivoli sonori, cresce lentamente per avvolgere l’ascoltatore con lembi di nebbia e lo trasporta nelle atmosfere lugubri di questo disco. Essenza pura di Doom, con ottime orchestrazioni ed effetti (campane, cori, suoni di cicale notturne) e un doppio registro vocale, pulito e in scream, che rendono veramente onore a Fosco Culto (all’anagrafe Karina Kulyk); le atmosfere sono realizzate magistralmente, e la title track raggiunge forse il culmine espressivo dell’album. Rispetto alle altre espressioni della malvagità che si riscontrano nella musica estrema, siamo su un registro completamente differente; ci troviamo di fronte alla dimostrazione che la fiamma nera non necessita ad ogni costo di blast beats e velocità per risplendere nel suo sinistro bagliore e che la paura non è solo orrore di ciò che si vede, ma soprattutto il terrore per ciò che non si vede. Meritevole di menzione è “Gloomy Sunday” di Billie Holiday, una scelta del tutto inaspettata ma molto efficace, una canzone reinterpretata con notevole attitudine personale e tensione emotiva. Molto azzeccati gli inserti di balaika, strumento tradizionale slavo, che si trovano sia in solo che in accompagnamento alle parti vocali.

Il Doom e l’Ambient sono dosati sapientemente, il Black è presente a piccoli sprazzi minimali, la musicista modella la musica come uno scultore fa con l’argilla. Tuttavia, nell’oscurità più fitta, ci viene mostrato occasionalmente qualche spiraglio di luce, una tensione drammatica e struggente, uno scalare invano gli alberi di una fitta foresta alla ricerca della luce solare che a terra è preclusa. E il terreno buio alla base degli alberi di questo disco unico nel suo genere ci circonda, freddo e umido, fino a invitarci nel suo abbraccio, che durante le undici tracce qui presentate ci risulterà molto confortevole.

Recensione a cura di: Abaddon
Voto: 85/100

Tracklist:

1.Retap Retson 01:03
2.Into the Night 03:03
3.Живущие во тьме 05:50
4.Cold Riser 03:35
5.To Love the Devil 05:54
6.Woman Scarred 05:05
7.FFF 05:15
8.Волчица 05:01
9.Подруга 04:36
10.Gloomy Sunday (Rezső Seress cover) 03:49
11.Там да пребуду я! 04:29

Durata 47:40

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