Full-lenght, Autoprodotto / Indipendente, 2014
Ci fu un tempo in cui Platone si riferì per la prima volta ai quattro elementi quali Fuoco, Terra, Aria e Acqua, con il termine "Stoicheion", rifacendosi alla loro origine presocratica. Secondo un'interpretazione, Empedocle indicherebbe Zeus, il dio della luce celeste come il Fuoco; Era, la sposa di Zeus come l'Aria; Edoneo (Ade), il dio degli inferi come la Terra e infine Nesti e Persefone come l'Acqua. L'unione di tali radici determina la nascita delle cose e la loro separazione, ovvero la morte. Si tratta perciò di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che l'Essere (le radici) non si crea e non si distrugge, ma è soltanto in continua trasformazione. Questa introduzione è dovuta a discernere meglio il lavoro e il concept costruito da Vittorio Sabelli e Buran intitolato “The Six Elements, Vol.1: Earth”.
“The Six Elements, Vol.1: Earth” fa parte di un ciclo di sei dischi, che vedranno la luce negli anni a venire fino a chiudere il cerchio nel luglio 2017. Ogni disco contiene sei brani e uscirà ogni sei mesi. Si tratta di un percorso concettuale, ricamato appunto sui quattro elementi Fuoco, Terra, Aria e Acqua con un elemento aggiuntivo: Spirito. Il tutto celebrato con un occhio particolare rivolto all’occulto, tenendo in considerazione la numerologia e la loro attinenza. Prima di ascoltare questo album è necessario collegare ogni brano in relazione al precedente e a quello successivo; questo tipo di rapporto va considerato in ogni disco che uscirà. I Dawn Of A Dark Age si rifanno musicalmente ai primissimi Darkthrone, Satyricon e Shining. Mantenendo comunque la linea della vecchia scuola Black norvegese, in realtà riescono a inserire un sound nuovo con tendenze Prog e persino a tratti psichedeliche, ma senza stravolgere troppo le loro radici. Un susseguirsi lungimirante di arrangiamenti stilistici sostenuti da intermezzi veloci, grezzi e di pura devozione all’oscurità più estrema. Riff e assoli costruiti sulle catene rocciose e granitiche dei saliscendi vocali tra pulito e harsh, gettato fuori dalla gola fino al limite dell’insofferenza umana.
Questo atto primo, si apre con un capitolo meraviglioso, unico, un viaggio incredibile alla ricerca delle proprie radici che riemergono da un terreno freddo come la morte, ma che si riscaldano man mano che crescono. Vittorio e Buran hanno saputo destreggiarsi con maestria, delicatezza estrema e con un rispetto tale verso le origini del Black Metal norvegese stesso, portando in Italia finalmente un nuovo modo di vedere determinate cose legate ad esso.
Recensione a cura di: Helena Lindsay
Voto: 80/100
Tracklist:
01.Cold Winter 07:14
02.The Last Prayer 05:46
03.Raped Earth 05:09
04.Eurynomos Army 04:33
05.Dawn of a Dark Age 07:58
06.Outro n.1 05:20
Durata 36:00
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