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mercoledì 4 luglio 2012

Enthroned - "Obsidium"

Full-length, Agonia Records, 2012


Riferendosi agli Enthroned, si utilizzano spesso e volentieri aggettivi quali veterani, gruppo storico e così via, però al tempo stesso (spesso e volentieri) ci si riferisce a loro come ad una band di serie B, o comunque come ad una band che vale meno rispetto ad altre. Per quanto mi dispiaccia dirlo, io sono bene o male di quest'ultima scuola di pensiero. E' vero che hanno avuto un sacco di vicissitudini nel corso degli anni, tanto che è dal 2006 che fra di loro non vi è più nemmeno uno dei membri fondatori, però è anche vero che i dischi più riusciti targati Enthroned sono solo un'ombra rispetto a quelli di altre formazioni, non necessariamente storiche.


Una cosa che non si può certo contestare ai nostri è di aver cambiato il proprio stile ammorbidendolo, infatti ogni album (tralasciando la qualità in se) è un concentrato di violenza che però, secondo me, è spesso e volentieri fine a se stessa. Personalmente il mio problema con gli Enthroned è che non riesco a mantenere l'attenzione per tutta la durata dei loro dischi: all'inizio sono gasatissimo, poi pian piano questa eccitazione cala e affonda nella noia; non so se sia perché le prime tracce sono meglio realizzate rispetto alle altre, oppure (come ritengo più probabile) perché tendono tutte ad assomigliarsi, mancando di personalità propria. Malgrado ciò, ogni volta che esce un loro disco, lo ascolto nella speranza che finalmente sia costituito solo da pezzi di un livello, se non ottimo, almeno buono. Quando ho ascoltato per la prima volta questo nuovo "Obsidium", i primi brani mi hanno fatto ben sperare (o illudere) che questa potesse essere la volta buona: tutte le tracce in questione sono ben caratterizzate e ben distinguibili una dall'altra; l'opener ha dei passaggi vagamente epici, e le tre successive sono violente ma ben strutturate nel complesso. Se il disco si chiudesse qui, ci troveremmo di fronte ad un signor EP, invece purtroppo continua con "Oblivius Shades" che ha ancora spunti interessanti, come ad esempio le chitarre, molto compresse, che le donano ulteriore pesantezza. La domanda sorge spontanera: la mia speranza si stava forse concretizzando? Putroppo no! Perché i restanti episodi sono quelli che fanno calare l'attenzione in modo piuttosto repentino: struttura identica e assenza di riff personali. In "Petraolevm Salvia" abbiamo qualche momento più interessante, grazie all'uso di cori e alla presenza di un buon assolo di chitarra, mentre in "Oracle Ov Void" troviamo un riff che ricorda da vicino quelli tipici dei Marduk, in particolare quello di "Cold Mouth Prayers". Infine, l'insieme è concluso da una traccia che per quanto mi riguarda è un vero abominio, tale "Thy Blight Vacuum".

Il disco quindi (penso l'abbiate capito) ha due anime, una discretamente ispirata e piacevole e una seconda che pesa come un macigno e affonda quanto fatto di buono nella prima metà, facendo sprofondare di almeno dieci voti la valutazione finale che avrei assegnato se ci fossimo trovati di fronte ad un Mini: un vero peccato. Quello che posso dire è: se avete sempre apprezzato il gruppo non rimarrete delusi. Ma se invece  stavate aspettando finalmente un lavoro memorabile, rimarrete a bocca asciutta: chissà, forse il prossimo capitolo sarà la volta buona.

Recensione a cura di: Pravus
Voto: 62/100


Tracklist:

1.Sepulchred Within Opaque Slumber 03:49
2.Nonus Sacramentvm - Obsidium 04:09
3.Horns Aflame 04:30
4.Deathmoor 03:49 
5.Oblivious Shades 06:43
6.The Final Architect 04:37 
7.Petraolevm Saliva 04:04 
8.Oracle ov Void 03:59 
9.Thy Blight Vacuum 04:37

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